STAGES PER STUDENTI DI SCUOLA SECONDARIA
DI SECONDO GRADO
www.lnf.infn.it/edu/stagelnf/

STAGES INVERNALI 2010
1 febbraio - 19 maggio




  STEFANO MISCETTI  
INFN-LNF

 
D: Volevamo farle qualche domanda riguardo la sua vita personale e chiederle cosa l’ha portata qui all’INFN.

Mi sono laureato all’università di Roma Sapienza con una tesi su “Le interazioni tra protoni e antiprotoni” sviluppata al Fermilab di Chicago. Dopo quattro anni negli Stati Uniti, nei primi anni ’90, è iniziata l’avventura dell’esperimento KLOE che mi ha permesso di tornare in Italia dove la collaborazione lavorativa è risultata più semplice, grazie a una minore rigidità dei ruoli.
Ho partecipato al disegno del calorimetro elettromagnetico nel ruolo di coordinator dell’esperimento e nel 1992 sono stato assunto all’INFN.
Dopo numerosi anni di analisi dati abbiamo deciso di rinnovare l’esperimento KLOE, lavorando su KLOE 2, del quale da un anno e mezzo sono responsabile tecnico.

D: Su cosa sta lavorando attualmente e quali sono le sue ambizioni o aspettative?

Attualmente mi sto occupando di calorimetri di ultima generazione, che sono dei rivelatori di fotoni che trasformano la luce in carica elettrica di dimensioni ridotte.
Ultimamente mi sono occupato anche di cristalli, anch’essi rivelatori di fotoni, che speriamo di poter inserire nell’apparato.
Personalmente mi occupo della parte gestionale e tecnica del rivelatore che, anche se non molto entusiasmante, è sicuramente un lavoro utile.
Una delle mie maggiori ambizioni lavorative è la riuscita dell’esperimento e il relativo successo dell’INFN. A livello personale desidererei effettuare un avanzamento di carriera, ma soprattutto riuscire a creare una squadra unita, duratura nel tempo, che si possa indirizzare su nuovi esperimenti.

D: In che modo e per quale motivo è nato il suo interesse per la fisica? Quali figure hanno influenzato questa scelta? Qual è il ricordo più bello della sua vita da studente?

Da bambino alcuni parenti mi regalarono uno strano libro che trattava vari argomenti e leggendolo rimasi affascinato particolarmente da tutto ciò che riguardava atomi, elettroni e nuclei.
In quinta liceo ho incontrato un professore che mi ha fatto appassionare alla “relatività ristretta” e mi ha spinto ad iscrivermi alla facoltà di Fisica. Nello studio di questa materia la figura che mi ha maggiormente influenzato è sicuramente quella di Albert Einstein.

D: Quali difficoltà ha dovuto affrontare nella sua carriera? Cosa le ha dato la forza di proseguire? Qual è stato l’episodio più significativo?

Durante la mia carriera scolastica e professionale poi, non ho dovuto affrontare grandi difficoltà, tranne il fatto che la Facoltà di Fisica è molto impegnativa.
L’evento più eclatante del periodo universitario è sicuramente la fine dei corsi, che mi ha permesso di mettere in luce i miei ottimi risultati ed ha coinciso con la mia partenza per gli Stati Uniti. Forse l’unica vera difficoltà è stato il fatto di dover proseguire la mia formazione all’estero, dove sono dovuto rimanere diversi anni.

D: Quale ritiene possa essere la prossima scoperta in fisica e come questa potrebbe contribuire a cambiare la vita sul nostro pianeta?

Per quanto riguarda la fisica delle particelle è indubbiamente la scoperta del “bosone di Higgs”, di cui mi sono occupato tra il ’94 e il ’95. Indipendentemente dal fatto che potrebbe essere trovato o meno, risulterebbe un evento determinante per il mondo della fisica. Probabilmente non influenzerà la vita di tutti i giorni, ma sarà comunque importante per la comprensione di ciò che ci circonda.

D: Quale ritiene sia stata la scoperta più grande in fisica e qual è il suo scienziato di riferimento?

Non so quale potrebbe essere la scoperta più importante, ma per quel che riguarda le teorie, personalmente ritengo che le più importanti siano la meccanica quantistica e la relatività ristretta, poiché entrambe hanno cambiato il nostro modo di vedere la realtà.
Come scienziato di riferimento, non posso dire altro che  Enrico Fermi perché, al contrario di come avviene oggi, era uno scienziato completo.

D: Cosa caratterizza l’ambiente di lavoro della ricerca e come è strutturata una collaborazione scientifica?

La prima cosa che caratterizza la collaborazione scientifica è una sorta di scambio di informazioni diversamente da com’era in passato, quando lo scienziato, da solo, svolgeva il suo lavoro nascosto in laboratorio. Ormai non solo ogni singola collaborazione, ma anche la scienza in generale, si basa sulla collaborazione fondata su scambi continui in cui la gerarchia non conta e dove ognuno da il proprio contributo per poter lavorare insieme e bene.

D: Vista la crisi delle iscrizioni alle facoltà scientifiche, quali crede siano i motivi della distanza tra giovani e studi scientifici e cosa il mondo della ricerca può fare per cambiare questa tendenza?

Non so se è così anche nel resto d’Italia, ma qui, vicino Roma, la crisi c’è e si fa sentire. Dal ’95 in poi abbiamo notato un calo graduale dei ragazzi che venivano a fare le tesi, in generale comunque il numero di studenti iscritti alle facoltà scientifiche è diminuito.
Per far fronte a tutto ciò abbiamo iniziato un’attività di divulgazione, stages e seminari divulgativi. Una cosa che sicuramente potrebbe aiutare, sarebbe una scoperta, qualcosa di eccitante che possa riavvicinare i giovani alle scienze.

D: Come definisce la figura dello scienziato e in che modo talento, intuizione e studio influiscono nella sua professione?

Innanzitutto lo scienziato non è più un uomo solo, probabilmente anche perché prima le cose a cui lavorare erano più semplici, adesso le collaborazioni si avvalgono di mille, duemila persone, e gli esperimenti sono molto più grandi. Una caratteristica importante per uno scienziato è la curiosità, non basta  l’intelligenza, e data la difficoltà della materia serve molta dedizione, che non significa rimanere chiusi tutto il giorno a studiare e lavorare, ma ci deve essere senz’altro una certa serietà e un certo rigore che devono essere mantenuti da tutti.

D: Quali sono i suoi interessi al di fuori del lavoro?

Fino ai trent’anni anni ho giocato a calcio e a pallavolo, ma poi con l’età ho lasciato, e per un po’ di anni, per esempio, ho praticato lo yoga. Qualche anno fa ho avuto una bambina e questo ha sospeso, per il momento, ogni tentativo sportivo. Mi piace molto viaggiare e leggere, soprattutto letteratura sudamericana, come Isabel Allende e Marcela Serrano, ma anche i romanzi in generale, di fantascienza e di “fantapolitica”.

D: In questo periodo di crisi economica, come vede il futuro della ricerca e cosa pensa dell’utilizzo del nucleare per scopi energetici?

Per quanto riguarda la crisi economica, fortunatamente i grandi esperimenti sono già partiti, e nonostante ci siano ancora molte spese da fare, non si possono paragonare alle precedenti, e probabilmente sarebbe stato peggio se la crisi fosse iniziata quando gli esperimenti erano ancora in costruzione.
Spostandoci sul nucleare, devo ammettere che io sono assolutamente a favore delle energie alternative, e se tutti adoperassero dei piccoli accorgimenti casa, si potrebbe risparmiare molta energia. Usando ad esempio una caldaia a condensazione invece della caldaia normale si risparmia il 20%, e se diventasse legge in Italia, di questo passo ci sarebbe un grande risparmio su tutto il territorio.  Penso che il nucleare sia sbagliato per diversi motivi. Innanzitutto, se avessimo voluto costruire le centrali, avremmo dovuto farlo a tempo debito, quando ancora aveva un senso, ormai ritengo sia troppo tardi, anche perché tra dibattiti, costruzione e il resto, ci vorranno almeno 10 anni prima che le centrali possano funzionare. Nel frattempo la tecnologia sarà sviluppata e probabilmente non avremo più bisogno del nucleare.