STAGES PER STUDENTI DI SCUOLA SECONDARIA
DI SECONDO GRADO
www.lnf.infn.it/edu/stagelnf/

STAGES INVERNALI 2010
1 febbraio - 19 maggio




  BEATRIX HIESMAYR  
Università di Vienna, Austria

 

D: La preghiamo di inviarci una sua breve presentazione includendo, se possibile, una foto.

Ho cominciato ad interessarmi alla fisica a causa di un pessimo professore di sport e ho avuto la fortuna che più mi dedicavo allo studio della fisica, più essa diventava eccitante per me.
Ci sono molti più problemi irrisolti che risolti e spero di poter contribuire ad alcune soluzioni così da ottenere un’immagine più chiara del nostro universo e di noi stessi!

D: Su cosa sta lavorando attualmente e quali sono le sue ambizioni o aspettative?

Una linea di ricerca su cui sono impegnata è testare le fondamenta della teoria quantistica specifica nel campo della fisica delle alte energie.
Con ciò ho collegato delle domande basilari relative alla teoria quantistica ad alcune altrettanto basilari riguardanti la teoria delle particelle.
Il mio obiettivo è capire una possibile profonda struttura dietro di essa, la quale ci darebbe una comprensione più approfondita del nostro universo.

D: In che modo e per quale motivo è nato il suo interesse per la fisica? Quali figure hanno influenzato questa scelta? Qual è il ricordo più bello della sua vita da studente?

Tutto è cominciato con un terribile professore di ginnastica! Io e un mio compagno volevamo frequentare qualche corso pomeridiano insieme. Le scelte erano: pallavolo, basket e una cosa chiamata “Fisica Olimpica”. Chiaramente pallavolo era la prima scelta, ma saltò fuori che il corso sarebbe stato diretto dal nostro professore di sport… l’unica alternativa quindi era “Fisica Olimpica”.
Eravamo solo una manciata di alunni e ci siamo divertiti tantissimo a cercare cose vecchie ed impolverate, e capire quali di quelle trovate nella camera di fisica poteva servirci. Abbiamo avuto tantissime discussioni su quale teoria si adattasse meglio agli esperimenti.
Naturalmente ognuno voleva aver quella “corretta” e l’unico modo per vincere era quello di dimostrare la falsità di tutte le altre.
Negli anni seguenti abbiamo fatto una gita scolastica al CERN di Ginevra per visitare il grande acceleratore di particelle. Quello è stato il momento di svolta in cui ho cominciato a provare interesse nella teoria quantistica e nella fisica delle particelle, lo stesso interesse che col tempo non è diminuito.
Mi è piaciuta veramente tanto l’emozionante vita da studente e probabilmente un momento bello è stato quando frequentavo un corso avanzato di matematica per fisici che al tempo era troppo avanzato per me. Il professore ci diede un teorema che dovevamo dimostrare. Essenzialmente dovevamo solo prendere un altro teorema che avevamo già dimostrato e  adattarlo alla prova. Io però avevo il problema di non averlo capito, sebbene avessi studiato sodo. Così ho cercato di provare il teorema in un altro modo ed ebbi fortuna, potei dimostrarlo attraverso un metodo veramente elementare.
Naturalmente quando lo presentai al professore egli rimase sbalordito nel vedere che un teorema così avanzato potesse essere provato con un metodo tanto facile!
Oggigiorno so che il mio modo di pensare diversamente dagli altri è il mio più grande vantaggio (e al contempo anche uno svantaggio).

D: Quali difficoltà ha dovuto affrontare nella sua carriera? Cosa le ha dato la forza di proseguire? Qual è stato l’episodio più significativo nella sua carriera?

Finora sono stata veramente fortunata, ho avuto un tutor molto incoraggiante e di estremo sostegno (Prof. A. Bertlmann Reinhold) per la mia Tesi di laurea e il mio dottorato.
Ho avuto la possibilità di fare il mio PostDoc in Spagna assieme a ricercatori molto motivati. 
Poi c'è stato un piccolo problema dopo il PostDoc nel gruppo Zeilinger (Fisica Sperimentale), presso l'Università di Vienna, ma dopo pochi mesi ho ottenuto l’incarico di assistente in fisica matematica.
All’inizio è stata dura, perché non sapevo molto di fisica matematica, ma in poco tempo ho potuto comunque pubblicare materiale anche in questo campo. 
Dal 2006 sono assistente alla cattedra di Fisica Teorica presso l'Università di Vienna e ho formato un mio gruppo "quantum-particella", attualmente costituito da 13 studenti.
Adesso devo rinnovare il mio contratto e con una figlia di due anni e un marito che non lavora nel campo della fisica le complicazioni sono molte, ma spero che presto mi si apra qualche porta, anche se a causa della crisi non ci sono molte possibilità.

D: Quale ritiene possa essere la prossima scoperta in fisica e come questa potrebbe contribuire a cambiare la vita sul nostro pianeta?

E’ sempre difficile prevedere cosa avverrà, ma come mi ha insegnato la mia carriera scientifica finora, ci può sempre essere qualche sorpresa.

D: Quale ritiene sia stata la scoperta più grande in fisica e qual è il suo scienziato di riferimento?

Penso che sia piuttosto il modo di pensare ad essere rivoluzionario. Compiere esperimenti ragionati e trovare profonde e semplici regole (leggi), che ancora oggi rimangono valide per la grande varietà degli elementi che vediamo intorno a noi. 
Non ho alcuno “scienziato di riferimento".

D: Cosa caratterizza l’ambiente di lavoro della ricerca e come è strutturata una collaborazione scientifica?

L'ambiente ideale per un ricercatore è un posto incoraggiante e d’ispirazione
dove tutte le persone sono aperte a nuove idee, anche se in un primo momento appaiono folli. Questo, naturalmente, comporta che i ricercatori abbiano una certa sicurezza sociale e non siano troppo dipendenti dal giudizio degli altri scienziati.

D: Vista la crisi delle iscrizioni alle facoltà scientifiche, quali crede siano i motivi della distanza tra giovani e studi scientifici e cosa il mondo della ricerca può fare per cambiare questa tendenza?

Il problema può essere fatto risalire a come s’insegnano le materie scientifiche a scuola. Molta gente per esempio pensa alla fisica come qualcosa che solo persone molto intelligenti siano in grado di capire; ciò naturalmente non è vero. Pubbliche relazioni “attive” e migliori corsi nelle scuole cambierebbero la situazione.

D: Come definisce la figura dello scienziato e in che modo talento, intuizione e studio influiscono nella sua professione?

Non credo ci sia uno “scienziato tipo”. Poiché i problemi che studiamo sono complessi e sottili e quindi abbiamo bisogno di far lavorare insieme persone con capacità differenti.

D: Quali sono i suoi interessi al di fuori del lavoro?

Con la mia famiglia e facendo sport.

D: In questo periodo di crisi economica, come vede il futuro della ricerca e cosa pensa dell’utilizzo del  nucleare per scopi energetici?

Bhè, questo è un compito difficile e complesso. Dipende dai dettagli. Solo una cosa è chiara, dobbiamo imparare ad essere cauti con le nostre risorse altrimenti il futuro dei nostri bambini non sarà affatto bello.