STAGES PER STUDENTI DI SCUOLA SECONDARIA
DI SECONDO GRADO
www.lnf.infn.it/edu/stagelnf/

STAGES INVERNALI 2010
1 febbraio - 19 maggio




  NICOLA BIANCHI  
INFN-LNF

 

D: Volevamo sapere qualcosa sulla sua vita, sulla sua carriera e cosa l’ha portata a trovarsi all’INFN.

Mi chiamo Nicola Bianchi, sono dirigente di ricerca e lavoro presso i LNF dal 1983  svolgendo attività anche presso altri Centri. Attualmente lavoro al CERN, il più grande dei laboratori nel mondo.

D: Su cosa sta lavorando attualmente?

Il mio lavoro al CERN mi dà molta soddisfazione. In questo laboratorio si è riaggiunta la più alta energia nella storia dell’umanità. In particolare il mio esperimento si chiama ALICE, A Large Ion Collider Experiment, ovvero un esperimento al collider con ioni pesanti. Lo scopo di questo esperimento è trovare uno stato di materia esistito solo in una frazione di secondo dopo il big bang. Per trovare questa materia fuori dall’ordinario abbiamo bisogno di fornire una grandissima energia per sciogliere la materia adronica ordinaria. L’aspettativa è di trovare la materia e dimostrarne l’esistenza attraverso misurazioni accettabili per la comunità scientifica.

D: In quale modo e per quale motivo è nato il suo interesse per la fisica? Quali figure hanno influenzato questa scelta? Qual è il ricordo più bello della sua vita da studente?

La mia scelta si basa su un motivo molto semplice ovvero da piccolo adoravo la matematica e le materie scientifiche. Avevo in casa una figura di scienziato, mio padre, che era un genetista agrario. Mi ha insegnato l’etica della ricerca, basata sullo studio disinteressato dalla carriera e dai soldi, ed una curiosità intellettuale che bisogna avere per fare questo mestiere. Inoltre mi ha insegnato che la ricerca fornisce una libertà che altri campi lavorativi non permettono. Ho fatto il liceo classico, scelta consapevole perché credo che la scuola debba formare gli individui, più che esaltare le specifiche competenze dovrebbe colmare le lacune a livello di conoscenze. Negli anni ’70 la fisica era la scienza per eccellenza e quindi è stato piuttosto facile fare questa scelta. L’esperienza più bella della mia vita da studente è stato il lavoro in laboratorio perché verificare in un esperimento ciò che hai studiato crea in te uno stupore quasi infantile. Si impara qualcosa di più, che va oltre la fisica: in tutte le cose ci sono sfumature, non è tutto bianco o nero, c’è sempre un margine di errore che molte persone non comprendono.

D: Quali difficoltà ha dovuto affrontare nella sua carriera? Cosa le ha dato la forza di proseguire? Qual è stato l’episodio più significativo?

Non ho avuto le difficoltà che devono affrontare oggi molti giovani, quindi mi ritengo molto fortunato. Ai nostri tempi la ricerca aveva un valore non solo per la comunità scientifica ma anche per la società. L’episodio più significativo sicuramente è stato l’aver vinto il concorso per diventare dirigente di ricerca.

D: Quale ritiene possa essere la prossima scoperta in fisica e come questa potrebbe contribuire a cambiare la vita sul nostro pianeta?

Spero che la prossima scoperta in fisica sia quella riguardante il mio esperimento al CERN di Ginevra, in cui cerchiamo lo stato di materia che non è mai esistita nella storia dell’universo. Come ricaduta diretta c’è il miglioramento delle conoscenze che la fisica di base ha come scopo principale. Secondo me la pubblicazione di un articolo da parte di uno scienziato è come mettere un “mattoncino” per contribuire alla formazione del sapere.

D: Quale ritiene sia stata la più grande scoperta in fisica e qual è il suo scienziato di riferimento?

La Meccanica Quantistica secondo me è stata una delle scoperte più grandi: è il risultato di un lungo lavoro operato dalla collaborazione di molte persone, come avviene per tutte le scoperte.

Il mio scienziato di riferimento è Galileo Galilei, per le sue scoperte e per il Metodo Scientifico che ha definito il ruolo dello scienziato.

D: Cosa caratterizza l’ambiente di lavoro della ricerca e come è strutturata una collaborazione scientifica?

Le collaborazioni ultimamente sono piuttosto complesse: a Ginevra siamo più di 1000 fisici più il personale tecnico, provenienti da oltre cento paesi diversi. Importante è la capacità di sapersi integrare e di saper collaborare all’interno di un gruppo, e non indifferente è la conoscenza dell’inglese per poter comunicare.

L’indice fondamentale nella ricerca scientifica è la meritocrazia, piuttosto che la gerarchia.

D: Vista la crisi delle iscrizioni alle facoltà scientifiche, quali crede siano i motivi della distanza tra i giovani e gli studi scientifici e cosa il mondo della ricerca può fare per cambiare questa tendenza?

In sintesi sono cambiati i modelli a cui i giovani si ispirano, ora sembra più importante saper ballare e cantare. La ricerca richiede impegno e lungimiranza, consiste infatti nel fare un investimento su se stessi, mentre il modello che veicola la società contemporanea è avere tutto e subito. Per ovviare a questo gli scienziati dovrebbero usare le tecnologie, competere con questo pseudo modello culturale che sta portando via molti giovani dalla ricerca e avvicinarli al mondo delle scienze.

D: Come definisce la figura dello scienziato e in che modo talento, intuizione e studio influiscono nella sua professione?

Il ruolo dello scienziato è cambiato molto in questo ultimo periodo, non c’è più una ricerca individuale. Sia il talento che lo studio sono fondamentali ed in particolare la curiosità.

D: Quali sono i suoi interessi al di fuori del lavoro?

Viaggio molto, mi piace leggere libri  scritti da autori provenienti dai paesi che visito per avvicinarmi alla loro cultura. Quando ho del tempo libero pratico diversi sport come lo sci. Secondo me bisogna mantenere altri interessi al di fuori dell’ambiente lavorativo.
Mi interesso anche di arte e filosofia.

D: In questo periodo di crisi economica come il futuro della ricerca e cosa pensa sull’utilizzo del nucleare come risorsa energetica?

Sicuramente la crisi economica rappresenta un grande problema. Bisognerebbe investire sulla ricerca, sull’ambiente come sull’energia per un futuro migliore. Per quanto riguarda il nucleare è sicuramente una possibilità. L’Italia dovrebbe cercare competenze tecniche per inserirsi nel campo, guardando anche verso le risorse rinnovabili come l’energia eolica e solare.