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STAGES PER STUDENTI DI SCUOLA SECONDARIA STAGES INVERNALI 2009 |
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FABIO BOSSI
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Abbiamo avuto il piacere di intervistare Fabio Bossi di persona nella sala controllo di KLOE... Mi sono laureato a Roma in Fisica con una tesi su un esperimento di Alte Energie che avrebbe preso dati poco dopo al CERN di Ginevra. Ho fatto la normale gavetta di studente post-universitario, ho preso una borsa di studio INFN e un fellow al CERN. Sono andato a vivere a Ginevra per alcuni anni ed è stata un’esperienza estremamente interessante perchè il CERN è il centro del mondo per chi fa fisica delle particelle. C’era una nuova macchina acceleratrice, con una messe di nuovi dati da analizzare. Una esperienza molto eccitante, a contatto con il meglio della fisica. Quando poi a Frascati è iniziato il progetto di Dafne e Kloe, per motivi personali e scientifici, ho spostato di nuovo il mio baricentro tornando a vivere qui, per lavorare su Kloe e in particolare sul calorimetro. Poi sono passato al trigger, una parte cruciale dell’esperimento, ovvero un apparato elettronico che serve per decidere rapidamente se un evento è interessante o meno. Quando siamo entrati in run, ho preso i dati con i miei colleghi e sono diventato Vice Technical Manager, poi Technical Manager, che è la persona che coordina gli sforzi per il funzionamento dell’apparato. Ora con la nuova stagione di presa dati per il nuovo progetto sono spokesperson ovvero portavoce, Direttore del progetto. Questa è la mia storia. Mi sono sempre interessato di fisica agli acceleratori, in particolare di fisica elettrodebole. D: Come e perchè ha deciso di studiare fisica e qual è il ricordo più bello della sua vita da studente? E’ stata una decisione multistrato, nel senso che quando facevo il liceo classico, fisica si studiava poco e in generale le materie tecnico-scientifiche erano neglette. In parte l’ho presa come una sfida intellettuale per fare qualcosa di diverso da quello che avevo fatto fino ad allora. C’è anche un’altra ragione di tipo filosofico, perchè quando facevo il liceo mi ero convinto e lo sono tuttora, che il modo migliore e più produttivo per gli uomini di comprendere il mondo che li circonda è attraverso un processo logico di natura scientifica, cioè qualcosa che segue un paradigma “teoria-esperimento-teoria”, fondamento della scienza galileiana. Siccome ho voluto studiare qualcosa che mi desse conoscenza, la scelta di fisica è stata quella più naturale. D: Quali difficoltà ha dovuto affrontare nella sua carriera e qual è stato l’episodio più entusiasmante? Ci sono state delle difficoltà, ma non grandissime. Io penso che la mia generazione sia stata abbastanza fortunata se confrontata con quella attuale. Una volta stabilito che si doveva studiare sodo all’università, come per qualsiasi cosa si faccia nella vita, vi erano però delle opportunità. Come ho già detto io ho avuto una borsa di studio qui e al CERN, poi ho vinto un posto da ricercatore a 30 anni e quindi il mio percorso scientifico ha seguito mediamente il merito e non è stato vessato dalle cose della vita. Vedo che purtroppo molte persone più giovani e più brillanti, che sono arrivate nel nostro Ente solo qualche anno dopo di me, hanno difficoltà estremamente più grandi. Complessivamente direi di non aver avuto difficoltà. Non so se ne avrò nel futuro perchè chiaramente io vorrei continuare a fare questo mestiere con gli stessi risultati, possibilmente migliori, ma con lo stesso livello di entusiasmo e coinvolgimento avuto finora. Questo dipende molto dalla condizione a contorno: da solo, senza il sostegno dell’Istituto dal punto di vista delle risorse umane ed economiche, non si può fare nulla. Siccome questi sono tempi grigi sono sinceramente un po’ preoccupato. D: Su cosa sta lavorando attualmente? Come dicevo ho la responsabilità di portare il progetto nuovamente sul fascio e di far ripartire la sperimentazione con Kloe. Questo problema di carattere organizzativo è la mia massima incombenza. Quando si diventa un po' “meno giovani”, ci si deve occupare di problemi che non sono strettamente scientifici, ma di politica scientifica, di organizzazione di un certo numero di persone, raccogliere i fondi, discutere con i comitati per convincere che ciò che stai proponendo è sensato... Mi sono volutamente ricavato del tempo per continuare a studiare la materia oscura, l’argomento di fisica che mi interessa di più. D: Quale crede possa essere la prossima scoperta in fisica? Idealmente con Kloe, anche se le probabilità sono molto basse. Credo che il problema della fisica in questo momento sia quello della materia oscura. Io non so se sarà questa la prossima grande scoperta, nessuno lo sa. Il bello della ricerca è che ci sono delle sorprese, tanto più sorprendenti quanto più grandi le scoperte. D: Quale ritiene sia stata la scoperta più grande in fisica e qual è il suo scienziato preferito? Ci sono state tante grandi scoperte. Riflettendoci, direi la comprensione del modello atomico tramite l’esperimento di Rutherford (padre di tutti gli esperimenti della fisica delle particelle), quando si è compreso che il mondo a livello microscopico era proprio fatto di atomi. Ne risultò che l’atomo esiste e che è fatto in un certo modo e ciò ha dato una visione realmente innovativa, fondamento della fisica di tutto il secolo scorso e del nostro. D: Quanto è importante la collaborazione nella ricerca scientifica anche tra nazioni diverse? La collaborazione è assolutamente fondamentale. La scienza appartiene al mondo e non alla singola nazione. Immagino che abbiate studiato che esistono descrizioni della scienza come prodotto di maschi bianchi, per cui ci sono una serie di filosofi, pretesi tali, che hanno attaccato il sapere scientifico come prodotto sociologico in una società dominata dai maschi e in particolare da europei e occidentali. Io rifiuto categoricamente questa affermazione. Ci sono prove di donne brillanti e ricercatori non europei. Penso che la comprensione del mondo dal punto di vista scientifico sia un patrimonio di tutti e che ciò debba essere perseguito con ogni sforzo e con massima trasparenza e dibattito. In particolare, nella fisica delle alte energie tutte le imprese che hanno possibilità di portare risultati utili all’avanzamento della scienza richiedono tanti sforzi in termini economici e di manodopera, che pensare che li possa fare una singola nazione è estremamente illusorio. La cooperazione è una necessità, oltre ad essere un fatto ideologicamente importante. D: Come si definisce uno scienziato e in che modo talento, intuizione e studio influiscono nella sua professione? Lo scienziato è una persona che crede si possa descrivere il mondo che lo circonda con una metodologia di tipo galileiano, indagandolo con domande ed esperimenti ripetibili. E’ una persona che si pone delle domande e, attraverso un metodo di verifica, liberamente decide se alcune ipotesi sono vere o sbagliate ed è pronto ad accettare il fatto che alcune di esse siano sbagliate se i fatti lo dimostrano. Non deve partire da presupposti ideologici e assiomatici. D: Quali sono i suoi hobbies e passioni e quale libro ci consiglia di leggere? Non ho Hobbies particolari. Non faccio cose in maniera sistematica. Ho invece diverse passioni: la letteratura, il calcio, le mostre, viaggiare. D: Come vede il futuro della ricerca in questo periodo di crisi economica mondiale? Vedo molto duro il futuro della ricerca: dipende molto dalla politica. La ricerca necessita di finanziamenti non enormi rispetto alla quantità di soldi che vengono usati per cose meno nobili e molto meno importanti. Tuttavia i finanziamenti sono fondamentali e in tempi di crisi economica si pone un problema assai grave. D: L’Italia sta attraversando un periodo di crisi e la ricerca moderna richiede costantemente l’intervento di investimenti pubblici. Secondo lei, presentano vantaggi realistici o sarebbe opportuno indirizzarli altrove? Gli investimenti pubblici hanno vantaggi realistici. Attraverso la ricerca si sviluppano competenze e si costruiscono nuove tecnologie. Si progredisce solo in un circolo virtuoso tra ricerca e impresa e tra ricerca e società civile. Per definizione la ricerca non può dare sicurezze poichè va a cercare qualcosa che non sa. Prendiamo ad esempio Michael Faraday, fisico che ha sviluppato la teoria dell’elettromagnetismo che ha portato alla costruzione delle centrali elettriche. Le sue ricerche sono effettivamente state utili, ma all’epoca ciò non era chiaro. Quando un giornalista gli chiese a cosa servissero le sue scoperte, rispose: a cosa serve un bambino appena nato? Ovvero, attualmente non so, vedremo. D: Si è mai trovato nella circostanza di dover seguire studi specifici a discapito delle sue passioni? Necessariamente sì, perchè questo è un lavoro che ti coinvolge e toglie spazio ad altre cose. A volte devi mettere sul piatto della bilancia la famiglia, gli affetti, i divertimenti, le ambizioni professionali e lo studio. Nell’ambito lavorativo ho seguito una linea scientifica congruente con i Laboratori in cui lavoro e tutto sommato non mi è andata male, poichè sempre vicina ai miei interessi. Anche se il mio pallino resta la materia oscura. |